PRIZZI – Un “romanzo insolito”, lo definiscono in tanti. E così ce ne parla anche Matilde Di Franco, autrice de La Luce negli occhi, presentato lo scorso 11 agosto, presso l’Aula Consiliare di Prizzi. Reduce dal successo de L’Eredità, il suo primo libro, l’autrice si ripresenta al pubblico di lettori con una raccolta di undici brevi racconti che, all’interno di una struttura narrativa frammentaria, convivono tra loro indipendenti ma comunque in armonia. «Un libro originale e dalle scelte stilistiche particolari», commentano il Vicesindaco Antonella Comparetto e il Professore Gino Canzoneri, che hanno presentato il libro.
A legare i vari tasselli di un puzzle ben costruito, i due personaggi centrali, Alessandro e Agata Gentile, un uomo e una donna legati da un matrimonio, tutto sommato, felice. Lui, insegnante di italiano e latino, quasi in pensione, uomo più bravo con le parole e la filosofia che «a sostituire in casa una lampadina o a fare una raccomandata alla posta». Lei, impiegata di banca, amante della praticità, capace di riportare il marito con i piedi per terra. Due personalità agli antipodi di cui la scrittrice abilmente si serve per la narrazione dei suoi racconti: dopo il sopraggiungere dell’improvvisa cecità del marito, una sera Agata inizia casualmente a leggergli i racconti di una scrittrice siciliana. Alessandro, amante della lettura, con la disabilità aveva scoperto il dolore e perso la voglia di vivere. Grazie a quell’appuntamento quotidiano con la moglie e la lettura dei racconti, Alessandro riesce a vedere di nuovo attraverso le storie e a riscoprire la vita che acquista così un sapore diverso, nuovo. A ogni racconto, segue l’analisi e il commento alle storie dei due protagonisti che arricchiscono le storie di dettagli importanti.
Un libro ricco di spunti interessanti che, attraverso un’audace mossa metanarrativa, coinvolge il lettore in un viaggio nel cuore e nella mente dei due protagonisti, spingendo alla riflessione su temi importanti. Coprendo un arco temporale di cento anni (dal 1908 al 2008), i racconti si susseguono ambientati in diverse epoche, facendo rivivere ognuno un diverso decennio. Attraverso un registro linguistico adattato a ciascun contesto narrativo, l’autrice tesse abilmente diverse tematiche nella sua rete narrativa: ed ecco che il lettore si ritrova, ora, a prendere coscienza dello sfruttamento minorile nelle miniere di una Lercara Friddi dei primi anni del Novecento, ora, nel pieno della grande guerra, in un racconto che invita a riflettere sul tema della morte, per poi ritrovarsi coinvolto, in epoca più recente, in una storia di bullismo.
«La vita merita sempre di essere vissuta pienamente, nonostante le difficoltà spesso oscurino la nostra luce negli occhi»: così Matilde Di Franco ci spiega il titolo del libro, dalla morale semplice ma che arriva dritta al cuore. «La luce negli occhi è vita, energia, curiosità intellettuale», aggiunge l’autrice. E c’è un elemento che condivide la scena con i due protagonisti principali e con i racconti, divenendo esso stesso centrale: «La luce negli occhi è quella che la lettura dona ad Alessandro che ha perso la vista. Oltre a celebrare il valore immenso della vita, il mio libro vuole esaltare l’amore per la cultura», dice l’autrice.
Appassionata lettrice fin da bambina, Matilde Di Franco riversa quell’amore per la lettura nella stessa passione per la scrittura che le permette di prendere consapevolezza della sua stessa esperienza autobiografica, di rielaborarla e di farne spunto per tutti i suoi lettori: «Ogni scrittore mette un po’ di sé dentro i suoi libri. La dimensione personale viene rielaborata in una dimensione universale, così che il lettore alla fine riesce quasi sempre ad immedesimarsi».
E, in fondo, non è forse speranza di ogni lettore aprire un libro e iniziare un viaggio per raccogliere parti di sé stesso sparse tra una pagina e l’altra? Così riusciamo a riaccendere la luce negli occhi che spesso inconsapevolmente perdiamo, travolti dalla quotidianità. Lettura e scrittura vengono così in nostro soccorso perché, ci dice la scrittrice, «parlano al cuore e alla mente».
Photo © Antonino Canale
Giusi Francaviglia