Cultura. Presentato il libro di Padre Vincenzo Sorce

MUSSOMELI – Grande partecipazione di pubblico alla presentazione del libro di Padre Vincenzo Sorce “Quando la mia terra si tinge di sangue”, edizioni Solidarietà, ieri pomeriggio presso la Banca di Credito Cooperativo San Giuseppe.
Un volume che affronta tre figure emblematiche della storia siciliana e nazionale: Padre Francesco Spoto, Superiore Generale della Congregazione dei Missionari Servi dei Poveri, ucciso a Biringi il 27 settembre 1968; Padre Pino Puglisi, sacerdote di Brancaccio assassinato a Palermo il 15 settembre 1993; e Rosario Livatino, giudice del Tribunale di Agrigento freddato sulla ss640 il 21 settembre 1990.
“Ho scritto questo libro per un senso di fastidio nei confronti di chi ha banalizzato l’etimologia dell’anti: antimafia, anticorruzione… – ha detto Padre Sorce – Questa nostra terra di Sicilia non è periferia, ma centro, perché vi germogliano i martiri. Noi siamo una terra di speranza.”
presentazione-libro-padre-sorce-2A fare gli onori di casa il presidente della BCC Michele Mingoia.
A sedere sul tavolo degli intervenuti lo scrittore e giornalista Roberto Mistretta, in qualità di moderatore, Don Giuseppe Livatino, postulatore della causa di canonizzazione del “giudice bambino” e la dirigente dell’Istituto Virgilio Calogera Genco, ucciso dalla mafia, entrambi relatori. Presenti all’evento, in veste ufficiale, il vicesindaco di Mussomeli Sebastiano Sorce, il sindaco di Acquaviva Platani Salvatore Caruso, il sindaco di Bompensiere Salvatore Losardo, e i parroci Don Salvatore Tuzzeo e Padre Sebastiano Lo Conte.
Come sottolineato da Mistretta nel suo intervento di presentazione, l’opera di Padre Sorce delinea i due Beati Spoto e Puglisi, e il Servo di Dio Livatino, dal punto di vista sacerdotale, della martiria, intesa come dimensione costitutiva di vita cristiana. Ciò che li accomuna, al di là dell’appartenenza regionale, è la mancanza di eroismo nelle loro scelte e azioni.
“Nessuno dei tre è stato un eroe spavaldo. Nessuno dei tre ha cercato la morte. – ha sottolineato non a caso Padre Livatino – Non sono andati incontro alla morte, ma l’hanno affrontata. Braccati come animali, con un odio che non ha giustificazioni, sono stati dei martiri, perché sapevano di dover fare fino in fondo il proprio dovere e lo hanno fatto. Tutti e tre avevano una visione sacerdotale nel loro fare. Nel caso di Livatino, in particolare, nel suo saper rendere giustizia che diventava preghiera. Livatino ha vissuto il Vangelo perché ha vissuto di Vangelo. Tutti e tre hanno affrontato con serenità il proprio martirio.”
D’altronde, riprendendo le parole della dirigente Genco, “un’umanità che lotta per la vita non teme di sacrificarla in nome di valori che non si possono barattare. I martiri di cui parla padre Sorce non per loro volontà, ma consapevolmente, sono andati incontro alla morte.”