Società. Lettera aperta sul disboscamento del Vallone

MUSSOMELI – Riceviamo e pubblichiamo una lettera aperta dell’Associazione Terre di Manfredi sul disboscamento in atto nei boschi del Vallone, attuato dalla Regione per rifornire un impianto di biomasse ad Enna:

“L’entroterra nisseno si fa sempre più deserto. Ettari di boschi, composti prevalentemente da eucalipti utilizzati negli anni ’50 -’60 per il rimboschimento, infatti, sono stati destinati all’abbattimento da parte di una società estera generando polemiche sulle scelte effettuate, sulle ripercussioni ambientali e sulle eventuali violazioni della normativa regionale in ambito forestale. Ma procediamo con ordine. Nell’immaginario collettivo il bosco è il luogo in cui trovare ristoro dalla canicola, cercare asparagi e funghi, ambientare storie di elfi e fantasmi, portare i propri figli a contatto con un ambiente ricco di biodiversità.

Ma il bosco ha molte altre funzioni:

Idrogeologica, poiché la copertura vegetale di un bosco difende i terreni dall’erosione, le chiome intercettano l’acqua allungando il tempo di discesa al suolo favorendo anche un assorbimento diretto da parte della vegetazione; Economica: il legname trova impiego nell’industria dei mobili, dei cantieri navali, nell’industria cartaria e nelle centrali a biomassa; Igienica, il bosco svolge una vera e propria funzione di filtraggio dell’aria attraverso le chiome degli alberi. Inoltre assorbe i rumori, contenendo i danni provocati dallo smog; Climatica perché le masse boschive di grandi estensioni possono influenzare la quantità di precipitazioni, la possibilità di ridurre l’evaporazione del suolo e l’intensità luminosa con le chiome; Estetica e paesaggistica: il bosco è da considerare un elemento insostituibile del paesaggio, un bene pubblico da valorizzare e tutelare anche ai fini turistici.

Il caso nasce in seguito all’abbattimento dell’area boschiva di C.da Cugno del Principe, a quella in corso di Cannitello-Fanzirotta e quella prevista di Reina. Passato, Presente e quale Futuro?

È opportuno precisare che nell’’ambito della gestione da parte del corpo forestale, queste aree possono essere oggetto di diversi tipi di “manutenzione”, nel caso specifico fa scalpore l’adozione del taglio netto del fusto dal quale poi si originerà una nuova pianta (POLLONI).

Stando a quanto previsto dalla normativa regionale e più precisamente alle “Prescrizioni di massima e di Polizia Forestale per i boschi e i terreni sottoposti a vincolo idrogeologico nelle provincie siciliane”, sovviene il dubbio che alcune norme relative alla “Limitazione della estensione dei tagli” (ART. 7) e “Norme dei tagli dei boschi in situazioni speciali” (ART.8) non siano state pienamente rispettate. Infatti, proprio per le fustaie, l’ASSESSORATO AGRICOLTURE E FORESTE insieme al DIPARTIMENTO REGIONALE DELLE FORESTE, stabiliscono un limite di due ettari di superficie scoperta continua, quindi facendo due calcoli a mente è chiaro che l’estensione delle singole tagliate in Contrada Fanzirotta- Cannitello e in Contrada Cugno del principe superano ognuna abbondantemente i 2 ettari e che le superfici tagliate in continuità in C.da Cugno del Principe si aggira intorno agli oltre 8 ettari, scavalcando quindi i vincoli normativi. Inoltre le aree tagliate ricadono in area a vincolo idrogeologico come riscontrato dalla mappa riportata nel sistema informativo forestale. È evidente che i conti non tornano e che sia necessario un tempestivo studio e un monitoraggio continuo sugli interventi messi in opera.

Ma cosa comporta aver denudato la terra?

La scopertura improvvisa di una notevole superficie costituita da un suolo particolarmente sciolto e ricco in sostanza organica. La mancata intercettazione della pioggia da parte delle chiome, ormai assenti, provoca un violento impatto della goccia sulla superficie. Pertanto, il distacco di particelle di suolo, rese libere e facilmente trasportabili, associato sia all’elevata pendenza dei versanti interessati al taglio sia alla sostenuta lunghezza del percorso di ruscellamento provocheranno probabilmente alle prime piogge non trascurabili fenomeni erosivi superficiali con notevole perdita di suolo. Inoltre, il tutto viene amplificato dall’assenza totale di uno strato erbaceo ed arbustivo deturpato e distrutto dalle chiome degli alberi strascicati per lunghe distanze.

Dal punto di vista faunistico, l’impatto è indubbiamente forte. Inoltre, studi condotti sul territorio hanno documentato la massiccia nidificazione del Picchio rosso maggiore, specie si è diffusa in boschi di pini ed eucalitti contigui e a formazioni naturali e seminaturali ma anche in boschi isolati dimostrando una capacità dispersiva inattesa, pertanto, la diffusione del Picchio rosso maggiore negli eucalitteti si inserisce in un processo di rinaturalizzazione che precorre una probabile diversificazione dell’habitat.

Ad ogni modo sorge spontaneo porsi anche altri tipi di domande ben più concrete e forse più assurde allo stesso tempo. L’Azienda Forestale decide di vendere gli alberi ad una società tedesca che possiede un centrale di biomassa a Dittaino (EN) al fine di fare cassa, quindi dovrebbe essere spontaneo e automatico pensare ad un piano d’investimenti. Eppure a Palazzo d’Orleans è mobilitazione, è protesta contro il mancato raggiungimento delle famose 78 giornate. Dove sono finiti, dove sono adesso e dove finiranno i soldi racimolati grazie ai simpatici tagliaboschi? Perché migliaia di lavoratori, in un periodo di compromettenti tagli e crisi economica, pur essendo già precari rischiano inoltre di non riuscire ad avere gli stipendi?

Si aspettano importanti risposte da Palermo e dalle amministrazioni locali dei comuni coinvolti: Mussomeli, Sutera, Serradifalco e Milena. L’Associazione Terre di Manfredi è presente e attiva sul territorio e sente il dovere di rendersi parte attiva nel tentativo di riportare in equilibrio un territorio martoriato da negligenza, opportunismo e speculazione.”

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