Sutera: dopo un anno dalla sua morte, l’avvocato Carruba rivive nelle parole di Daniela Salamone

SUTERA – A un anno dalla precoce scomparsa dell’ex sindaco di Sutera Marco Carruba il suo ricordo vive ancora nelle persone a lui care e nei suoi sostenitori, che hanno da sempre visto nella sua persona un modello esemplare di vita. Daniela Salamone, attuale Capogruppo di minoranza, ricorda con queste parole l’avvocato Carruba:
“Per quanto possa sembrare strano ricordare oggi Marco è per me ancora più difficile rispetto a quanto lo sia stato lo scorso anno nel giorno del suo funerale, perché un anno fa era la rabbia, l’incredulità, e nello stesso tempo la voglia e l’orgoglio di rendergli onore per l’ultima volta a farmi parlare. Adesso, a quei sentimenti si aggiunge la malinconia, la nostalgia e quel senso di solitudine che la sua scomparsa provoca tuttora in tutti noi. Per cui mi verrebbe più spontaneo parlare di quello che adesso mi manca rispetto a quello che Marco è stato, e il mio discorso rischierebbe di non apparire imparziale. Una cosa pero è certa: ad un anno dalla sua morte, è ancora tremendamente difficile rassegnarsi alla sua scomparsa, e il ricordo di Marco è tuttora vivo in tutti noi, vuoi per il suo carattere affabile e umile che lo rendeva caro a tutti, vuoi per la sua capacità di infondere serenità e letizia ovunque si trovasse. La sua vita spesa al servizio della sua gente con assoluta abnegazione è un tessuto di atti piccoli e grandi tutti di alto valore morale, e quello che ci ha lasciato è un capitale di idee e di principi per i quali si è speso interamente in vita. Marco, infatti, ha insegnato tanto alla sua gente, animato da quello spirito di solidarietà e di sacrificio che sempre lo ha contraddistinto. Ha insegnato al suo popolo a vivere nell’onestà, e nel rispetto verso gli altri e verso le istituzioni tutte: quel rispetto che un sindaco in primis, così come ogni singolo cittadino, dovrebbe saper portare. E da sindaco ha realizzato e creato così tanto per il suo paese, che tale consapevolezza è presente in ciascun elettore di qualunque coalizione esso sia, sia che gli abbia votato sia che suo malgrado non abbia potuto farlo. La sua era una missione, neanche una battaglia. Per quella missione avrebbe combattuto, come del resto ha fatto, fino alla morte. E conoscendo Marco anche tra cinque anni saremmo stati di nuovo qui con una nuova lista, pronti a competere per il bene del nostro paese. Già immagino i suoi discorsi: “ci l’amma a dari na mani a sta gente o affunnammu di tunnu?!”. Niente avrebbe potuto fermarlo, niente e nessuno. Ma purtroppo la malattia lo ha sconfitto, malgrado abbia combattuto come il migliore dei combattenti. E adesso a me, a noi, e a tutta la sua gente non rimangono che i suoi insegnamenti, di cui dobbiamo fare tesoro in ogni giorno della nostra vita, due in particolar modo secondo me fondamentali. Il primo è di avere coraggio: il coraggio di vivere affrontando tutte le difficoltà della vita, di parlare apertamente e di dire la verità, di non farci sopraffare dalle ingiustizie, di lottare e di non arrenderci mai, il coraggio di vivere nel giusto, di non scendere a compromessi, e di non rinunciare mai alla nostra dignità, che è il bene più prezioso. Il secondo insegnamento, invece, ancora più importante, di cui Marco ci ha dato esempio soprattutto negli ultimi suoi giorni di vita, è l’imparare a chiedere scusa, perché tutti sbagliamo o per svista o per egoismo. Ma come diceva Marco ancor di più bisogna imparare a perdonare chi ci ha fatto del male e per i mali subiti, malgrado sia ancora più difficile, e anche se magari nessuno ci ha mai chiesto perdono. Credo che in ciò abbia risieduto la vera grandezza di Marco”.

Lucia Alongi