MONTI SICANI – Una giornata in cui vengono messe da parte divisioni e parti politiche per rendere omaggio ai caduti di tutte le guerre e celebrate le forze armate italiane. Ricorre la festa dell’unità nazionale, il 4 novembre, e ogni paese dei Monti Sicani organizza cerimonie di commemorazione con il tradizionale omaggio ai piedi dei monumenti ai caduti.
Ma quando e perché nasce questa festa laica italiana?
Il Giorno dell’Unità nazionale e Giornata delle Forze Armate cade il 4 novembre, in ricordo del 4 novembre 1918, l’anniversario della fine della prima guerra mondiale per l’Italia, la festa delle Forze Armate italiane e la festa dell’Unità nazionale.
Il 4 novembre è stata l’unica festa nazionale che, istituita nel 1919, abbia attraversato le età dell’Italia liberale, fascista e repubblicana. Fino al 1977 è stata un giorno festivo a tutti gli effetti. Da quell’anno in poi, a causa di una riforma del calendario delle festività nazionali introdotta per ragioni economiche con lo scopo di aumentare il numero di giorni lavorativi, è stata resa “festa mobile” che cadeva nella prima domenica di novembre. Nel corso degli anni ’80 e ’90 la sua importanza nel novero delle festività nazionali è andata declinando, ma recentemente (in corrispondenza con la Presidenza della Repubblica di Carlo Azeglio Ciampi) è tornata a celebrazioni ampie e diffuse.
In occasione del 4 novembre e dei giorni immediatamente precedenti le più alte cariche dello Stato rendono omaggio al Milite Ignoto, la cui salma riposa presso l’Altare della Patria a Roma, e si recano in visita al Sacrario di Redipuglia dove sono custodite le salme di 100.000 caduti nella guerra del ’15-’18, nonché a Vittorio Veneto, la località in cui si svolse l’ultimo confronto militare della Grande Guerra fra Esercito italiano ed esercito austro-ungarico. Le celebrazioni più importanti si tengono a Trento, Trieste e Roma. In occasione della giornata delle Forze Armate, inoltre, è prassi che il Capo dello Stato e il Ministro della Difesa inviino all’esercito un messaggio di auguri e di riconoscenza a nome del Paese.
Durante l’età repubblicana, durante la festa delle Forze Armate è stata pratica diffusa quella di aprire al pubblico le caserme per favorire l’incontro fra militari e civili. Spesso venivano organizzate esposizioni di armamenti e mostre riguardanti in particolare la prima guerra mondiale all’interno delle caserme. Usuali erano anche, specie negli anni ’50 e ’60, le dimostrazioni sportive e le esercitazioni dimostrative dei soldati. Nelle principali città italiane inoltre si tenevano concerti in piazza delle bande militari. I Ministeri della Difesa e dell’Istruzione collaboravano affinché bambini e ragazzi prendessero parte alle celebrazioni di fronte ai locali Monumenti ai Caduti. In alcuni anni furono anche promosse iniziative come il libero accesso a cinema e mezzi pubblici per gli appartenenti alle Forze Armate, e la possibilità per le famiglie di ospitare a pranzo un giovane di leva.
La festa delle Forze Armate è andata incontro a contestazioni nella stagione dei “movimenti giovanili” di varia matrice. Specialmente nella seconda metà degli anni ’60 e nella prima metà degli anni ’70, in occasione del 4 novembre il movimento radicale, gruppi dell’estrema sinistra e gruppi appartenenti al “cattolicesimo dissidente” hanno dato vita a contestazioni per chiedere il riconoscimento del diritto all’obiezione di coscienza o per attaccare in generale l’istituzione militare. Spesso la contestazione veniva portata avanti attraverso la distribuzione di volantini o l’affissione di manifesti polemici nei confronti delle Forze Armate. Non di rado i contestatori venivano perseguiti per l’offesa all’onore e al prestigio delle Forze Armate e per istigazione dei militari alla disobbedienza. Data la diversa estrazione ideologica di ciascun gruppo di contestatori, comunque, non è possibile generalizzare sui moventi e sugli scopi di queste contestazioni. A grandi linee, i gruppi del cattolicesimo dissidente (i cd catto-comunisti) insistevano sul pacifismo e sulla condanna della guerra, ritenendo fuori luogo una “celebrazione” dell’esercito e della vittoria del 1918 e invitando piuttosto a considerare il 4 novembre un “giorno di lutto”. Il partito radicale era mosso dall’antimilitarismo e sosteneva con convinzione la battaglia per l’abolizione dell’obbligo di leva. I gruppi dell’estrema sinistra extraparlamentare invece non rifiutavano l’utilizzo della forza e delle armi ma sostenevano che nell’Esercito italiano gli alti gradi fossero ricoperti da personalità con idee di destra o di estrema destra e che, di conseguenza, nelle caserme esistessero discriminazioni nei confronti di chi aveva convinzioni politiche diverse.
Al di là di questi gruppi di contestazione, comunque, la giornata delle Forze Armate ha goduto di favore popolare e i rapporti prefettizi degli anni ’50 e ’60 riferiscono spesso di celebrazioni molto partecipate in tutti i centri d’Italia. Un declino dell’interesse nei confronti della ricorrenza si è avuto, come si accennava prima, con la derubricazione del 4 novembre a “festa mobile” a partire dal 1977.
Recentemente, sotto l’impulso di una rinnovata attenzione ai simboli e alle festività nazionali promossa dal Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi (1999-2006) la giornata delle Forze Armate è tornata a celebrazioni più estese e partecipate.