La Memento Domini di Mussomeli al teatro Massimo: successo di pubblico e di critica

PALERMO – Un’esperienza indimenticabile: esibirsi nel pantheon della musica europea. Per i lamentatori dell’associazione Memento Domini di Mussomeli è stato un grande successo di pubblico e anche di critica. La loro partecipazione all’opera contemporanea “Sette storie per lasciare il mondo”, di Roberto Andò e Marco Betta, ha lasciato molti spettatori senza parole.

Secondo una delle numerose critiche degli addetti ai lavori, “i lamentatori sono stati davvero bravi, forse la cosa migliore”. E continua in merito all’opera: “Ricerca di nuove soluzioni registiche in parte riuscite. Musica in parte riuscita. Qualcosa di nuovo e qualcosa di già visto nell’integrazione dei vari mezzi audiovisivi. Nel complesso, serata piacevole”.

L’opera “Sette storie per lasciare il mondo” in calendario dal 24 al 27 ottobre al teatro Massimo di Palermo, ha incorporato le parti Et inclinato capite, Popule meus e Languebat eseguiti dal gruppo dei lamentatori dell’associazione Memento Domini. L’ opera per musica e film di Roberto Andò e Marco Betta è ispirata al ciclo di fotografie sul sonno di Ferdinando Scianna, il testo è di Roberto Andò e la musica di Marco Betta.

Nel nuovo allestimento del Teatro Massimo è stata la prima rappresentazione assoluta della nuova versione diretta da George Pehlivanian che ha magistralmente guidato l’orchestra e il coro del Teatro Massimo.
Personaggi e interpreti: Donatella Finocchiaro (Voce recitante), il soprano Gabriella Costa, il soprano Maria Chiara Pavone, i Fratelli Mancuso, il carrettiere Giovanni Di Salvo e i Lamentatori della Memento Domini di Mussomeli (Giuseppe Amico, Carmelo Belfiore, Vito Cicero, Giovanni Gagliano, Angelo Genco Russo, Giuseppe Lo Conte, Giuseppe Misuraca, Giuseppe Navarra, Salvatore Petruzzella, Michele Piazza, Fortunato Vaccaro).

L’Opera ha per soggetto l’assenza: i casi di cronaca di persone scomparse improvvisamente e il quotidiano passare dalla veglia al sonno sono due aspetti di questo misterioso assentarsi dal mondo. Le immagini filmate affiorano e scompaiono senza apparente ordine logico, mentre nella musica continuamente affiorano e spariscono ricordi e citazioni: tutto come in un sogno.

Il titolo allude a sette episodi di persone scomparse nel nulla, cui non si è mai riusciti a dare una soluzione. Episodi come questi richiamano l’aspetto metafisico, facendo avvertire inconsciamente, il confine sottile tra essere e non essere, voluto da altri o dalla propria scelta di sparire dal mondo. L’opera accosta questa linea al sonno, che ogni giorno ci porta ad assentarci dal mondo. I riferimenti espliciti al sacrificio di esserci o costretti ad non esserci è un chiaro riferimento al sacrificio divino che con la suo Fiat accoglie la scelta di “chinare il capo” per dare una speranza all’umanità.

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