Contrattisti roccapalumbesi: il sindaco propone un referendum

ROCCAPALUMBA – Dopo la notizia di qualche mese fa del successo ottenuto dai contrattisti nella causa in appello, continua il botta e risposta fra i precari e l’Amministrazione comunale guidata dal sindaco Giovanni Giordano..

Il contenzioso, che affonda le sue radici nel provvedimento del maggio del 2009 con il quale si è sancito l’abbassamento da 24 a 21 ore lavorative per i lavoratori-contrattisti dell’ente, ha conosciuto due gradi di giudizio.

Il giudice di prima istanza, il 5 maggio del 2010, aveva riconosciuto all’Amministrazione la facoltà di potere abbassare il monte ore lavorativo, facoltà motivata dall’esistenza di una situazione economica municipale presentata come disastrosa.

A seguito di tale sentenza, soltanto 38 dei 58 lavoratori che avevano impugnato il provvedimento, avevano deciso di ricorrere in appello, ottenendo a titolo risarcitorio il pagamento della differenza tra la retribuzione loro spettante per una prestazione di 24 ore settimanali e quella effettivamente erogatagli, e al pagamento delle spese processuali relative ad entrambi i gradi di giudizio.

Adesso, annunciando di avere predisposto il ricorso in Cassazione, dalle pagine del Giornale di Sicilia, il sindaco di Roccapalumba Giovanni Giordano precisa che il ricorso «serve per evitare che passi questo principio e che si proietti sugli anni successivi», che in sostanza si crei un precedente preoccupante dal momento che «non ci sono più le condizioni economiche per rinnovare tutti i contratti. Se si continuerà di questo passo – aggiunge – si dovranno aumentare le tasse». E pare che sia proprio nell’intento di scampare un simile provvedimento che proporrà ai cittadini «un referendum sulla questione».

«Quei ventenni “figli di famiglia” – come si definirono alcuni rappresentanti della forza lavoro contrattista roccapalumbese in una accorata lettera pubblicata nel 2010 da un giornale giovanile locale, missiva che in un clima definito di “esasperazione” invitava alla distensione degli animi – sono diventati ultra-quarantenni “padri di famiglia”, con responsabilità, esigenze, tasse e mutui da pagare».

Ed è soffermandoci su queste loro parole che, dunque, attendiamo i nuovi risvolti, soprattutto in ambito regionale, livello in cui risiede il vero nocciolo della questione.