L’Epifania nei Monti Sicani

Si dice che “l’Epifania tutte le feste porta via”, nel senso che chiude il ciclo delle ricorrenze che si aprono con il Natale e Capodanno. Ma cosa vuol dire Epifania per la popolazione dei Monti Sicani? Per comprendere questo occorre ribadire che tra il Nord e il Sud dell’Italia vi è una differenza sostanziale sui personaggi che portano i doni a grandi e piccini: da noi li portano i morti e Babbo Natale, al Nord Santa Lucia e la Befana. Ecco perché l’Epifania, termine che vuol dire “rivelazione del divino”, per i nostri fratelli continentali è legata alla Befana che con la sua scopa vola nel cielo per portare doni a chi è stato buono e carbone a chi, invece, è stato cattivo; in ogni caso ciò che lascia è rigorosamente trovato in una calza che si appende la sera del 5 Gennaio preferibilmente sul camino, attraverso cui entra nelle case. È come se al Nord ci si fosse scordato che il 6 Gennaio, più che una ricorrenza laica, è la festa che ricorda la manifestazione di Dio a tutte le genti, resa simbolicamente dall’arrivo dei Magi, re provenienti dall’Oriente, presso la grotta di Betlemme di Giudea per adorare Gesù Bambino. Per la popolazione dei Monti Sicani questo è il 6 Gennaio (anche se alcuni usano pure da noi far trovare ai bambini una calza con dei regali), infatti nei presepi fatti in casa si aggiungono le tre statuette di Gaspare, Melchiorre e Baldassarre, nomi tradizionalmente attribuiti ai Re Magi; mentre in quelli viventi tre figuranti con tre cofanetti, dentro cui si dice fossero contenuti oro, incenso e mirra, vengono accompagnai in processione alla grotta per l’adorazione comunitaria. Quindi la popolazione dei Monti Sicani si attesta ancora una volta popolazione di fede.