
PALAZZO ADRIANO – Ieri, 1 agosto, nella Piazza Umberto I di Palazzo Adriano la Proloco, in collaborazione con la Protezione Civile, ha distribuito la tradizionale cuccia. Questo evento tradizionale ricorda l’arrivo nel paese degli albanesi durante la seconda metà del Quattrocento. La cuccia, che non è altro che grano bollito e condito in vari modi, per l’occasione viene benedetta e distribuita alla popolazione da ormai più di vent’anni. Il professore Bolognari, docente di antropologia culturale all’Università degli studi di Messina, spiega in questo modo la profonda simbologia di questo alimento: “l’immagine evangelica del seme, che deve morire ed essere seppellito, affinché germogli e ci dia nuovo frutto, ci ricorda che le civiltà agro-pastorali concepiscono da sempre il ciclo della vita e della morte come una nuova rinascita, una ineluttabile catena che promette la vita eterna”. La piazza era piena di gente che aspettava il turno per mangiare la cuccia e ad allietare la serata c’erano anche i Ragazzi dei Monti Sicani, che festeggiavano la conclusione del loro campo estivo iniziato il 26 luglio. È stato presente anche l’Arcivescovo di Foggia Pio Tamburrino, in visita pastorale con venti seminaristi, che nel pomeriggio hanno visitato il Museo Real Casina dove sono esposti diversi parati sacri.
La distribuzione della cuccia è legata alla tradizionale scalata della Montagna delle Rose, che ha luogo nel pomeriggio del 31 luglio e durante la quale gli arbëreshë prima e molti giovani ora si recano per sentire vicina la loro terra, l’Albania. In questa occasione, rivolti ad oriente, intonano un canto nostalgico dal titolo O e bukurà Morè. Nei versi di Giuseppe Crispi, Vescovo titolare da Lampsaco, da Palazzo Adriano si legge: “Allora ogni anno a contemplare io salgo/Che il ciel s’abbella alla stagione amena. Di primavera, e la natura tutta/Al dolce sussurrar si desta e ride/ Là donde il Sol rinasce; e sospirando/ Chiamo la terra dè miei padri, e grido:/ Ahi! Come ti lasciai bella Morea/ Per non vederti più!”
È facile notare quanta rilevanza venga data a Palazzo Adriano alle tradizioni che rimangono immutate nonostante la continua modernizzazione.