Un siciliano in Uruguay. Intervista all’Ambasciatore Italiano in Uruguay

di Federico Vero Vinci

 

Fra pochi giorni Guido Scalici non sarà più l’Ambasciatore d’Italia in Uruguay. Dopo quasi quattro anni, questo diplomatico siciliano ritornerà al suo paese ma con il desiderio di ritornare ancora in queste terre dove ha trovato grandi somiglianze con la sua amata Sicilia.

Scalici nasce a Catania il 5 novembre 1946. Si è laureato in giurisprudenza presso l’Università della sua città natale nel 1969 con specializzazione in Relazioni Internazionali. La sua carriera come diplomatico lo ha portato in diversi  posti del mondo, tra cui: Malta, Brasile, Irak, Australia, Venezuela e Singapore.

 

Com’è arrivato in Uruguay?

 

Io sono un diplomatico di carriera, che ogni quattro anni cambia luogo. Può  essere quindi l’estero o Roma. Il Ministro degli Affari Esteri mi propose di essere l’Ambasciatore in Uruguay e con molto piacere accettai. Sono arrivato qui nel settembre 2006, prima ero a Singapore.

 

Si  trova bene in questo paese?

 

Molto bene. È un paese dove trovo somiglianze con Sicilia e la parte meridionale  dell’Italia con tradizione ispanica, perchè la Sicilia fu parte dell’Impero spagnolo con la famiglia Borbone fino al 1860 (più tempo che in Uruguay).

Ho anche un piccolo appartamento a Punta del Este, quindi tra Montevideo e Punta del Este mi trovo molto bene.

 

Come vede Lei la relazione tra i due Stati (Italia e Uruguay)?

Eccellente, non solo perchè non abbiamo problemi bilaterali. Molte volte abbiamo una buona collaborazione multilaterale, sia nell’ambito delle Nazioni Unite o nell’ esercizio delle negoziazioni tra l’Unione Europea, America Latina e  Caraibi e anche dentro le negoziazioni commerciali che si fanno tra U.E. e Mercosur.

Dal punto di vista bilaterale, abbiamo una grande communità italiana in Uruguay, ci sono 102.000 persone registrate come cittadini italiani residenti in questo paese; la maggioranza ha doppio passaporto. E poi c’è moltissima gente con ascendenza italiana che forse non hanno la cittadinanza, ma sì una nonna, una bisnonna. Quasi tutte le famiglie hanno qualcosa d’italiano. Adesso, con la facilità di comunicazione, con internet, i viaggi sono più accessibili e si fanno molto più interscambi, e molta gente va in visita in Italia. Abbiamo moltissimi studenti nell’Università, anche nei corsi che organizza l’Istituto di Cultura e la Società Dante Alighieri. Non solo a Montevideo, anche negli altri dipartimenti abbiamo una presenza culturale importante.

 

Qual’è la visione che hanno gli italiani dell’Uruguay ?

L’Uruguay si conosce specialmente per il calcio, per i calciatori che giocano in Italia e per il buon risultato nei mondiali. Alcune volte, in verità, si confonde Uruguay-Paraguay-Argentina; cioè la diversità della regione del Plata non tutti ce l`hanno chiara. L’Uruguay si conosce per il tango e per tante altre cose. Certo, molta gente non sa dove si trova questo paese.

 

L’Uruguay ha un governo di sinistra,  come vanno le relazioni con l’Italia?

Nessun cambio. Continuanano ad essere cordiali. Quando sono stato all’inaugurazione del nuovo governo è venuto il cancelliere d’Italia e fu accolto con molto affetto dal Sig. Presidente, il Vicepresidente, il Cancelliere. I governi passano ma l’amicizia tra i popoli si mantiene.

 

Come percepisce la visione degli uruguaiani verso l’Italia?

Bene, perchè molti hanno parenti o famiglia che hanno visitato il paese. Magari è difficile, vivendo all’estero, rendersi conto dei cambiamenti che succedono in un paese. Ogni generazione è diversa della precedente. C’è gente che conosce l’Italia per i racconti dei genitori e loro possono raccontare un’Italia che ora non è la stessa. Come tutto, i paesi cambiano. Ma la percezione è sempre molto positiva per gli aspetti buoni come la pizza, la dolce vita e questi tipi di cose… E la cultura, chiaro. La canzone, l’opera… ogni persona a cui  interessa la musica, l’arte, la pittura, la scultura, l’architettura guarda verso l’Italia. A Montevideo e in generale in tutto l’Uruguay abbiamo moltissimi monumenti e palazzi, partendo proprio dal Palazzo Legislativo, che è l’edificio più importante del paese, hanno una impronta  italiana molto forte. Si prendono anche aspetti negativi come la mafia, problemi di traffico e altre cose. Ma normalmente si da una percezione positiva.

 

Ha un’opinione formata con rispetto all’attuale governo di Berlusconi  e i problemi che affronta l’Italia?

 

Bene, questi sono  problemi d’equilibrio interno. Quando si fa una coalizione  sempre sorgono certi inconvenienti. Pochi giorni fa il governo francese ha cambiato ministri importanti, Spagna e Germania anche. Sono cose che succedono. Se la situazione non si risolve, si chiede l’opinione al popolo attraverso le elezioni. È una democracia normale.

 

Lei vede vicina o lontana una  stabilità?

 

Sono situazioni che passano. Noi abbiamo una legislazione di cinque anni come in Uruguay, è lunga… altri paesi hanno tre o quattro anni, perciò sono equilibri che si devono cercare molto di più.

 

Nel campo degli investimenti e degli impresari, gli italiani vedono l’Uruguay come un posto sicuro dove investire?

La verità è che non abbiamo, purtroppo, molte imprese italiane che investono in Uruguay perchè l’attrazione è più per il Brasile che ha portato una grande impresa come FIAT che copre il 30% del mercato brasiliano. Sono imprese che stanno in Uruguay ma il grande investimento si fa in Brasile e in Argentina. In Uruguay non sono tanto sviluppate come ci possiamo aspettare. Stiamo lavorando con diverse imprese, principalmente nel settore che è prioritario per l’Uruguay: infrastruttura, trasporto, ferrovie, porti. Questo è un settore dove la cooperazione  con ditte  italiane grandi può essere attraente. Quello che si vede è un problema di dimensione; ad esempio compagnie italiane che sono interessate all’area energetica, di biomassa, biotecnologia, vanno in altri mercati più grandi che possono essere più attrattivi perchè la dimensione d’investimento che si richiede qui (Uruguay) è più piccola.

Come vede le communità degli italiani nell’interno del paese?

 

Sono stato nei diciannove dipartamenti, incontrando gli italiani e i sindaci. In un certo senso ci sono posti come Salto, Maldonado, Artigas e Colonia dove, essendo realtà più piccole, gli italiani si conoscono e si raduno di più e fanno diverse attività. Noi, specialmente attraverso L’Istituto di Cultura, cerchiamo di non limitare  le attività culturali soltanto a Montevideo (capo luogo), ma farle anche nelle communità dell’interno del paese. Ci sono delle communità molte unite.

 

Lei è siciliano, che ricordi ha della Sicilia ?

Non si può parlare di ricordi perchè ho una casa vicino Catania dove vado spesso e trascorro le mie vacanze… Quella è la mia patria e se penso a casa penso  alla Sicilia. Ho un appartamento a Roma per quando lavoro al Ministero delle Relazioni Estere, ma casa mia è la Sicilia cento per cento.

 

Cosa succede con i siciliani in Uruguay ?

Non ci sono molti siciliani, non è una comunità  molto grande. Io li conosco un po, li ho contattati in una occasione, due anni fa, quando l’arcivescovo di Catania inviò una reliquia di Sant’Agata per la Cattedrale di Montevideo e il arcivescovo di qua l’ha ricevuto. Si celebrò una cerimonia molto commovente e interessante. Ho invitato tutti, specialmente i siciliani, ma non erano tanto organizzati come le altre regioni.

C’era un’ associazione di siciliani che si chiamava  Tricarnia…..

 

Sì,c’erano due o tre organizzazioni,  ma la verità è che io come ambasciatore non mi occupo tanto del contatto con le communità, lo fa il console. Io curo più delle relazioni con le autorità uruguaiane del governo.

 

Quando finisce il suo incarico qui ?

Fra poco tempo. Ritorno in Italia il 20 dicembre, dopo quattro anni e tre mesi, e lo stesso giorno arriva il mio successore. Dunque si da una continuità totale nell’ambasciata. Vado a  passare il Natale in Sicilia.

 

Cosa Le ha lasciato  l’Uruguay?

In Uruguay penso di ritornare perchè ho un figlio che vive qui e si sposa fra pochi giorni  con una ragazza uruguaiana. Loro vivranno in questo paese ed io penso ritornare e passare le vacanze al tempo dell’estate uruguaiana. Ritornerò come turista e non si taglierà la mia relazione con l’Uruguay.

Federico Vero Vinci 16/11/2010

Guido Scalici (Ambasciatore d’Italia in Uruguay)

 


Palazzo legislativo