Mancuso, non il mio fallimento ma il vostro

cc mussomeliMUSSOMELI – 13 giugno 2007 – 15 gennaio 2009. L’inizio e la fine di un’amministrazione con a capo l’ingegnere Luigi Mancuso, uomo prestato alla politica, per usare sue parole. Ha lasciato il suo mandato ripercorrendolo in un discorso di una ventina di minuti. Ha contestato in ogni suo punto una mozione di sfiducia che ha definito dal “contenuto assai scarno” e, nell’ultima parte, “classico esempio di parole vuote.” Ha motivato le continue sostituzioni di assessori come “infantili aggiustamenti di partito e momentanei compromessi tra diverse anime della stessa area politica.” Vi proponiamo alcuni stralci di ciò che ha detto per:

  • spiegare le due crisi che hanno travagliato la sua amministrazione

“In particolare, non credo di essere stato causa della fuoriuscita dalla maggioranza da parte dell’ala di coalizione che oggi fa capo al Pdl, allora Forza Italia. Anch’io ho dovuto subire una lotta tra titani che ha sconquassato il buon governo del Comune di Mussomeli e dell’intera provincia nissena. Per arginare la fuoriuscita di una parte della coalizione si rendevano necessarie estenuanti trattative, portate avanti per lungo tempo dall’intero gruppo consiliare che mi sosteneva. Ho dovuto aspettare che mi proponessero i nomi dei nuovi assessori per rimettere in pieno organico la giunta all’approssimarsi dell’estate. Alcuni consiglieri comunali mi facevano mancare, per non ben individuati motivi, il loro apporto di maggioranza tanto da subire una pressante richiesta di allargamento della maggioranza alle forze allora di opposizione. Tale richiesta proveniva dal gruppo facente capo all’on. Misuraca, che aveva il preciso scopo di coinvolgere il Pd nell’amministrazione del Comune. Raccolta l’adesione del partito democratico alla fine di luglio mi venivano proposti i nomi dei nuovi assessori. Alla fine di settembre per ragioni connesse a un provvedimento che interessava un dipendente rassegnava le proprie dimissioni l’assessore Maurizio Bertolone. Seguitavano dopo circa due mesi le dimissioni del vicesindaco Salvatore Calà. Si profilava così l’abbandono dal campo da parte del PD, la cui fugace apparizione denotava l’unico intento di disarticolare l’attività amministrativa. […]La fuga dell’intero gruppo Pd appariva come una loro resa incondizionata di fronte all’immanenza dei problemi più grandi di loro che io, molte volte, da solo, avevo arginato con l’incondizionato ausilio dei funzionari e dei dipendenti dell’ente.”

  • illustrare la propria filosofia politica

“Cattivi consiglieri mi hanno indotto fino ad oggi a tacere il pressappochismo, il piccolo capotaggio che infirmava l’azione politica di molti uomini che prima di me si erano cimentati nella gestione della cosa pubblica. Oggi forse è troppo tardi, ma la mia coscienza mi impone di rintuzzare un proditorio attacco che ha il sapore del tradimento personale avanzato da chi dovrebbe, esaminando la propria condotta, rinunziare a proseguire nell’intento di gestire la cosa pubblica, perché fino ad oggi ha inanellato una sconfitta dopo l’altra portando il Comune sull’orlo del baratro così come lo era al momento del mio insediamento. Se allora avessi voluto sposare la loro filosofia avrei dovuto immediatamente far dichiarare il dissesto del Comune. A tal fine ricordo che esiste un documento, sottoscritto da tutti i funzionari del Comune, in cui si palesa la pesante situazione economica del Comune stesso sull’orlo del collasso finanziario. Subito dopo il mio insediamento, il Segretario dott. Alaimo Di Loro mi ha mostrato la situazione finanziaria del Comune, proponendomi la possibilità di dichiarare immediatamente il dissesto finanziario. Sono sicuro che se avessi scelto la tesi del dissesto i miei predecessori, per la loro cattiva amministrazione, sarebbero stati crocifissi. Io avrei potuto lavorare più tranquillamente, ma i cittadini sarebbero stati penalizzati. Ho scelto la via obbligata, il benessere dei cittadini prima di tutto.”

  • mostrare i disegni dei partiti politici

“Ho concesso loro una boccata di ossigeno, che li ha rinvigoriti tanto, e hanno ritenuto di poter finalmente, nel buio delle loro segreterie, far valere la ragione della forza. Tutti coalizzati contro un sindaco, principale espressione della società civile. Finalmente lo scontro in campo aperto tra la volontà della società civile e le forze occulte delle segreterie di partito. La loro speranza è quella di mettere il bavaglio alla libera volontà popolare e contrabbandare per corretto e giusto il loro intento prevaricatore di affermare contro la volontà del popolo una loro idea che vede contrapposte le forze del partito politico e la società civile. Ed infine il prevalere dell’imposizione del partito sulla società popolare. Un primo scacco in questo ampio disegno viene mosso con la presentazione della mozione di cui stiamo discutendo, da molti di voi forse sottoscritta senza una disamina di tutti gli elementi che di qui a poco vi riferirò. Io vi chiedo dopo di me, e dopo la mia defenestrazione, chi sarà mai il rappresentante della società civile che troverà l’incoscienza di mettere il proprio nome e la propria faccia nell’agone politico comunale. In mancanza, ed è questo il primo scacco, si dovrà attingere alle segreterie di partito ed allora saranno candidati solo politici di mestiere o al più menti non pensanti. Questo è il primo vantaggio che darete, votando, ha chi ha affossato il nostro Comune. Il grave danno sarà quello di allontanare la società civile dal governo della città. Mi auguro che già a questo punto le menti degli uomini liberi oggi presenti riflettano sulle loro azioni, e ritrovino il coraggio di rivedere le loro decisioni individuando esattamente le colpe e i colpevoli.”

  • evidenziare le difficoltà del Comune e il modo in cui ha cercato di affrontarle

“In particolare i problemi del Comune, esistenti forse da decenni, non potevano essere risolti con la bacchetta magica. E tuttavia insieme alla classe dirigente sono stati affrontati i problemi economici e finanziari, tanto che sino ad oggi è stato scongiurato il dissesto, e si può ritenere con sufficiente ottimismo che nel prossimo futuro si possa ottenere un mutamento di rotta se sarà concesso il finanziamento richiesto nel mese di dicembre all’Assessorato Regionale delle Politiche Sociali. Certo si sarebbe potuto avere più coraggio e risolvere alla radice i problemi economici, organizzativi e strutturali dell’ente. Si poteva cercare di ridimensionare la pianta organica dell’ente, così da ridurre drasticamente la voce stipendi dalla spesa corrente. Si sarebbe dovuto procedere ad affamare le famiglie degli impiegati licenziati. Certo, non può addossarsi a me la responsabilità del numero dei dipendenti comunali, che pare oggi siano in esubero.  Gli uffici e i servizi sono stati riorganizzati nella prima fase del mio mandato, in tutte le aree si è cercato di utilizzare al meglio il materiale umano incentivando, anche con azioni pesanti, i dipendenti comunali. Non sempre l’attività dell’amministrazione è stata condivisa, talvolta  l’attività è stata osteggiata, soprattutto quando qualcuno doveva difendere interessi di potere.”

  • concludere così:

“Mi preme sottolineare che l’onore delle armi viene concesso dai vincitori ai vinti. Certo non possono dirsi vincitori tutti coloro che hanno contribuito allo sfascio della cosa pubblica di Mussomeli e che con un funambolismo degno di loro abbandonano la nave quando credono che la stessa stia affondando. A nulla rileva che costoro siano stati gli artefici delle maggiori falle procurate allo scafo. L’unico loro interesse è infatti quello di poter addossare ad altri le proprie responsabilità. E così dopo essersi cambiati d’abito possono ripresentarsi davanti al popolo e promettere prospettive di sviluppo della città e speranza di crescita dei cittadini. Io vi chiedo quel’è stato lo sviluppo della città e quali le speranze appagate dei cittadini in tutto il tempo in cui i vostri generali hanno gestito la comunità di Mussomeli. E vi chiedo ancora quali sono state le vostre proposte e quelle dei vostri generali su tutti i temi che genericamente avete indicato nell’ingiusto atto di accusa che agli occhi del popolo vi rende più forti. Ancora oggi avete il tempo di ricordarmi se non è vero che ho lavorato insieme ai vostri assessori in maniera assolutamente paritaria, e se non è vero che i vostri assessori erano il corretto tratto d’unione tra me, voi e i vostri generali. Non potete ignorare che è stato così. Dunque non il mio fallimento, ma il vostro. […]L’onore delle armi si rende ai vinti valorosi. Io non lo renderò certo a chi si appiatterà alla volontà dei generali votando la mozione di sfiducia. Potrei cambiare idea solo se, votando la mozione, vi presentiate al futuro giudizio degli elettori. Solo così potrete dimostrare di non temere il giudizio altrui. Sono certo però che molti non si sottoporranno al giogo delle elezioni. Sono consapevoli, essi e i loro generali, che la gente ha capito che non basta un vestito elegante, un parlare forbito, per nascondere decenni di inerzia, di stallo, di beghe di cortile, delle quali si cerca di incolpare solo ed esclusivamente Luigi Mancuso.”