Ed anche quest’anno si appresta a ripetersi il tradizionale rito di inizio scuola, il secondo dell’era Gelmini,
la ministra che sta smantellando la scuola pubblica.
Mentre la ministra parla di ridare smalto ed effcienza alla Scuola, taglia cattedre elimina moduli e tempo pieno alle scuole elementari, riduce ore di insegnamento e tant’altro, infatti l’unico compito che gli è stato dato è quello di tagliare 100.000 insegnanti un mare di personale Ammnistrativo e Tecnico per un totale di 8,5 Miliardi di Euro in tre anni. Ma può un paese civile come l’Italia smantellare il proprio sistema d’istruzione?
La scuola è la fucina delle future generazioni e non bastano gli altisonanti proclami di una ministra incompetente a riportare smalto e ordine nella scuola, non si possono formare le future generazioni ritornando al maestro unico solamente perchè cosi a regime si risparmiano 47.000 cattedre. Quello che ne consegue è una minore offerta formativa agli alunni.
Il maestro unico bastava, forse, nei primi del secolo passato, quando a scuola si andava per saper scrivere e far di conto, ma nel XXi secolo quando bambini di 5/6 anni sanno gia maneggiare i PC meglio dei loro genitori e dei loro inseganti, che senso ha ritornare alla
maestro tuttologo?
Nella scuola serve la pluralità degli insegnamenti serve qualità, servono sopratutto soldi per migliorare il sistema scuola nel suo complesso, non tagli ma investimenti.
E poi c’è il dramma sociale di coloro che quest’anno dopo decenni di precariato sono rimasti senza cattedra, siano essi 10.000 o ventimila non ha importanza, ci sono persone che hanno puntato sulla scuola e non possono essere messi alla porta da un giorno all’altro, è quest’anno non è solo che l’inizio, i tagli continueranno per altri due anni e mentre un mare di inseganti fugge dalla scuola con pensionamenti di massa, solo in pochi vengono immessi in ruolo.
Andiamo quindi a cominciare un nuovo anno scolastico tra incertezze, tra novità poco meditate dettate solo da calcoli ragionalistcii che nulla a che vedere con la pedagia e l’insegnamento tutto al risparmio, mentre scoppia la bega del dialetto a scuola, questione sollevata ad arte per distrarci dai veri problemi della scuola.
Ed ora si prospetta anche un autunno caldo fatto di lotte di diritti negati agli alunni con handicap, che si vedono ridotte le ore, fatte di lotte dei docenti senza incarico, di scuole senza fondi e di docenti sempre più sfruttatimal pagati e trattati come fannulloni, mentre a Roma il ministro, pardon la minestra, lancia trionfalistici proclami, sempre all’insegna della parola d’ordine di questo governo che bisogna pensare positivo, e negare l’evidenza, negare negare sempre anche l’evidenza, mentre il re nudo sfila tra la folla