Imprenditori locali al potere


C’è qualcosa di nuovo anche alle nostre latitudini nel rapporto tra politica e imprenditoria e tra queste e la società nel suo complesso. Capire questo cambiamento significa capire cosa succederà nell’immediato e nel medio futuro. I politici dovranno cedere terreno, ambiti di gestione, risorse e spazio decisionale agli imprenditori.
Com’è cambiata l’imprenditoria locale dagli anni della cosiddetta Prima Repubblica ad oggi? Per prima cosa occorre considerare i notevoli cambiamenti che hanno interessato il tessuto economico e sociale dei paesi della montagna agrigentina, con baricentro a Cammarata e a San a Giovanni Gemini: il modello economico precedente vedeva un prevalere di attività legate alle commesse pubbliche, con conseguente vistosa subalternità degli imprenditori (artigiani, edili, indotto) ai centri di potere politico amministrativo. Oggi non è che il quadro si sia del tutto rivoluzionato: per capirci nel pubblico lavorano prevalentemente le imprese con padrini politici, oggi come ieri. Ciò che è cambiato è il dato quantitativo: sono molte più di prima le imprese che si sono svincolate, verrebbe da dire liberate, dai vincoli della politica, spesso fonte di corruttela e malaffare tangentaro, oggi come ieri. Alle attività tradizionali del nostro territorio come l’agricoltura, l’allevamento, la produzione casearia, il piccolo artigianato edilizio, del legno e del ferro si sono aggiunti e fortemente sviluppati nuovi settori produttivi che in molti casi sono da intendersi come evoluzione e aggiornamento di professionalità tradizionali, in altri casi sono state invece felicissime intuizioni e coraggiose proiezioni verso il futuro e l’innovazione tecnologica.
La buona qualità dei nostri prodotti alimentari è divenuta attività diffusa di ristorazione per intuizione di alcuni pionieri come Paolino Scibetta, la lavorazione del legno e del ferro ha fatto un balzo in avanti nella modalità produttiva seriale come nel caso di Peppe Lo Scrudato, la meccanica tradizionale ha trovato un suo sviluppo nelle alte tecnologie applicate dalla Ditta Tatano, e poi i forni a legna, i materassi ed i salotti, i manufatti di vetro, di marmo.
Vale la pena di citare in questo tumulto positivo lo sviluppo del commercio, dei servizi sanitari (purtroppo per il momento prevalentemente privati), del commercio ad alto contenuto tecnologico come è quello legato ai prodotti elettronici, le pasticcerie, l’industria dell’intrattenimento, ivi comprendendo i gruppi musicali che dilettano con vero professionismo (bravi i ragazzi del team cover “Medea” visti ed ascoltati a Cammarata per la Festa della Madonna di Ferragosto), la realtà dello stesso magazine on line “Magazé” che si deve alla tenacia di uomini come Tommaso Maggio.
Tutta questa composita realtà tende progressivamente ad affrancarsi dalla subalternità alla politica e chiede ad essa al contrario di attivarsi con sempre maggiore tempestività, senza supponenza ed in spirito di servizio, per approntare le infrastrutture necessarie ad un ulteriore sviluppo e al rilancio della attività produttive e dei servizi.
E questo è un processo irreversibile, che anzi potrà subire un’accelerazione improvvisa, perché si ha piena coscienza oramai del valore sociale delle imprese che producono posti di lavoro e ricaduta diffusa di ricchezza. E perché la politica non la si può intendere come affare privato di gruppetti che si percepiscono come granitici, autoreferenziali, chiusi a riccio, autosufficienti (in apparenza), e preda dell’illusione d’essere protagonisti dell’esistente, demiurghi dei destini degli uomini.
Essi, i politici redivivi e sempreverdi, stanno facendo un serissimo errore di valutazione e leggono la realtà con strumenti di analisi superati: fuori dal palazzo la realtà è già altra, fuori dal palazzo la storia bussa per compiersi con altri protagonisti. Il futuro è affidato sempre in maggior misura agli imprenditori: su di loro ricade una crescente responsabilità sociale. L’auspicio è che essi sappiano manovrare con coraggio, fantasia e senso della realtà.

C’è qualcosa di nuovo anche alle nostre latitudini nel rapporto tra politica e imprenditoria e tra queste e la società nel suo complesso. Capire questo cambiamento significa capire cosa succederà nell’immediato e nel medio futuro. I politici dovranno cedere terreno, ambiti di gestione, risorse e spazio decisionale agli imprenditori.


Com’è cambiata l’imprenditoria locale dagli anni della cosiddetta Prima Repubblica ad oggi? Per prima cosa occorre considerare i notevoli cambiamenti che hanno interessato il tessuto economico e sociale dei paesi della montagna agrigentina, con baricentro a Cammarata e a San a Giovanni Gemini: il modello economico precedente vedeva un prevalere di attività legate alle commesse pubbliche, con conseguente vistosa subalternità degli imprenditori (artigiani, edili, indotto) ai centri di potere politico amministrativo. Oggi non è che il quadro si sia del tutto rivoluzionato: per capirci nel pubblico lavorano prevalentemente le imprese con padrini politici, oggi come ieri. Ciò che è cambiato è il dato quantitativo: sono molte più di prima le imprese che si sono svincolate, verrebbe da dire liberate, dai vincoli della politica, spesso fonte di corruttela e malaffare tangentaro, oggi come ieri. Alle attività tradizionali del nostro territorio come l’agricoltura, l’allevamento, la produzione casearia, il piccolo artigianato edilizio, del legno e del ferro si sono aggiunti e fortemente sviluppati nuovi settori produttivi che in molti casi sono da intendersi come evoluzione e aggiornamento di professionalità tradizionali, in altri casi sono state invece felicissime intuizioni e coraggiose proiezioni verso il futuro e l’innovazione tecnologica.

La buona qualità dei nostri prodotti alimentari è divenuta attività diffusa di ristorazione per intuizione di alcuni pionieri come Paolino Scibetta, la lavorazione del legno e del ferro ha fatto un balzo in avanti nella modalità produttiva seriale come nel caso di Peppe Lo Scrudato, la meccanica tradizionale ha trovato un suo sviluppo nelle alte tecnologie applicate dalla Ditta Tatano, e poi i forni a legna, i materassi ed i salotti, i manufatti di vetro, di marmo.

Vale la pena di citare in questo tumulto positivo lo sviluppo del commercio, dei servizi sanitari (purtroppo per il momento prevalentemente privati), del commercio ad alto contenuto tecnologico come è quello legato ai prodotti elettronici, le pasticcerie, l’industria dell’intrattenimento, ivi comprendendo i gruppi musicali che dilettano con vero professionismo (bravi i ragazzi del team cover “Medea” visti ed ascoltati a Cammarata per la Festa della Madonna di Ferragosto), la realtà dello stesso magazine on line “Magazé” che si deve alla tenacia di uomini come Tommaso Maggio.

Tutta questa composita realtà tende progressivamente ad affrancarsi dalla subalternità alla politica e chiede ad essa al contrario di attivarsi con sempre maggiore tempestività, senza supponenza ed in spirito di servizio, per approntare le infrastrutture necessarie ad un ulteriore sviluppo e al rilancio della attività produttive e dei servizi.

E questo è un processo irreversibile, che anzi potrà subire un’accelerazione improvvisa, perché si ha piena coscienza oramai del valore sociale delle imprese che producono posti di lavoro e ricaduta diffusa di ricchezza. E perché la politica non la si può intendere come affare privato di gruppetti che si percepiscono come granitici, autoreferenziali, chiusi a riccio, autosufficienti (in apparenza), e preda dell’illusione d’essere protagonisti dell’esistente, demiurghi dei destini degli uomini.

Essi, i politici redivivi e sempreverdi, stanno facendo un serissimo errore di valutazione e leggono la realtà con strumenti di analisi superati: fuori dal palazzo la realtà è già altra, fuori dal palazzo la storia bussa per compiersi con altri protagonisti. Il futuro è affidato sempre in maggior misura agli imprenditori: su di loro ricade una crescente responsabilità sociale. L’auspicio è che essi sappiano manovrare con coraggio, fantasia e senso della realtà.