I passeggeri che ieri si trovavano sul treno in direzione Palermo-Agrigento  sono stati protagonisti di un viaggio non programmato: all’altezza di Fiumetorto, nei pressi dell’area industriale di Termini Imerese, a causa di un guasto tecnico, il binario imboccato dal convoglio infatti non era quello che portava alla città dei Templi, ma a Messina. Così il treno, dopo una brusca frenata e una manovra, è tornato indietro imboccando il binario giusto.

La brusca manovra di ritorno ha fatto allarmare i passeggeri e tra i più si era diffuso il presagio di un incidente. Ma il personale in servizio – come riporta il Giornale di Sicilia –ha fatto sapere che si è trattato di un “errore tecnico“: alla fine il treno è arrivato a destinazione con un ritardo di soli 18 minuti. Un aneddoto che potrebbe pure dirsi insignificante se non andasse a sommarsi alle centinaia di episodi clamorosi che raccontano molto sulla viabilità in Sicilia che, oltre a viadotti crollati, cantieri mai conclusi e strade provinciali ridotte a trazzere, conta solo 397 treni su 1.378 chilometri di linea ferrata in una regione che è considerata la più estesa d’Italia: a parità di estensione, in Lombardia ogni giorno si muovono 2.300 convogli. Alla precarietà dei numeri si aggiunge il dramma di un ammodernamento mai arrivato né per le strade né per le rotaie ancora ferme al binario unico, dagli anni ’30. Senza contare il disagio di non poter nemmeno acquistare i biglietti sul luogo nelle semi-deserte stazioni della Sicilia interna, come alla fermata Cammarata-S.Giovanni Gemini, mai dotata di una biglietteria self-service. “Tanto vale farla a piedi” recitano come un mantra i tanti escursionisti e viaggiatori ormai attrezzati perattraversare la Sicilia a passo lento: dopo la recente riscoperta della Magna Via Francigena la sensazione comune tra i turisti è che la regione sia più vivibile se scoperta in autonomia, senza mezzi di trasporto.