BURGIO – Stessi rintocchi, stessi suoni, simili procedure nella realizzazione di quella che rimane un’arte antica e una tecnica gelosamente custodita e tramandata di padre in figlio. Tornano a dialogare i maestri artigiani produttori e sapienti conoscitori dell’arte di fondere campane, quelli di Burgio, Comune dell’agrigentino, e quelli di Tortorici, Comune del messinese. E lo fanno anche i loro amministratori che nei giorni scorsi hanno siglato un protocollo d’intesa finalizzato alla valorizzazione dell’arte centennale di produrre campane, vendute ed esportate in tutto il mondo.

Il documento sottoscritto dal sindaco del Comune di Burgio Vito Ferrantelli, dal sindaco del Comune di Tortori Carmelo Rizzo Nervo, dal presidente del GAL Sicani Salvatore Sanzeri e dal presidente del GAL Nebrodi Plus Francesco Calanna, vuole ricostituire l’antico rapporto tra i due comuni e sostenere l’impegno nella promozione e tutela di tale tradizione anche attraverso la promozione di una Associazione Nazionale delle Città delle Campane e l’inserimento nella lista dei Beni Immateriali dell’Umanità dell’UNESCO.

A Burgio rimane ancora in vita una delle poche fonderie di campane esistenti in Italia, fondata dalla famiglia Virgadamo, le cui origini si fanno risalire al 1500. La bottega artigiana è stata ereditata dal giovane Luigi Mulé Cascio, che dal nonno ha appreso l’arte di fondere campane facendone la sua professione.

A Tortorici l’arte di fondere campane può farsi risalire al 1300: i segreti di tale arte furono custoditi fino al 1956 dalla famiglia Trusso. L’antica fonderia, sottoposta a vincolo dalla Soprintendenza ai BB.CC.AA. di Messina, è stata oggetto di restauro nel 2009 per la sua rifunzionalizzazione a museo.