CAMMARATA – “Ritengo sia stato un esordio positivo. Al di là della vittoria, quello che ci rende orgogliosi è aver visto tanti giovani in campo, di cui ben quattro locali e tre titolari dal primo minuto. Voglio sottolineare la prestazione maiuscola della squadra e dei nostri ragazzini”. E’ più che positivo il commento negli spogliatoi del presidente del Kamarat, Angelo Longo (nella foto in alto), al termine della sfida di Coppa Italia Promozione vinta 2-1 dai biancoazzurri nella prima uscita ufficiale di fronte al proprio pubblico. Un risultato che tiene comunque vive le speranze dei granata di Mauro Miccichè, apparsi fuori condizione per via di una preparazione atletica iniziata tardi rispetto i tempi previsti. “Anche noi eravamo parecchio appesantiti – ha ammesso Longo – le gambe dei calciatori erano ancora impallate perché la preparazione estiva è stata piuttosto impegnativa sotto tutti i punti di vista”.
La qualificazione al turno successo di coppa è tutt’altro che chiusa. Ed il primo ad esserne consapevole è proprio il numero uno biancoazzurro: “Il 2-1 acquisito in casa non basta per affrontare con più tranquillità la gara di ritorno. Con Messina e Ribaudo abbiamo avuto delle colossali palle-goal per chiudere ogni discorso. Purtroppo non sono riusciti a realizzarle per la stanchezza e la scarsa lucidità. Ma per noi va bene così. Volevamo una risposta da parte dei nostri ragazzi ed è arrivata. Volevamo pure una risposta dai nostri tifosi e l’abbiamo avuta: oltretutto li ringrazio per la massiccia presenza allo stadio. Spero che abbiano compreso il nostro progetto, cioè quello di valorizzare la gioventù locale”.
Domenica prossima si replica al “Ferdinando Lombardo” di Casteltermini. In palio il passaggio ai sedicesimi di finale di Coppa Italia Promozione. “Andremo li per prenderci la qualificazione – ha concluso Angelo Longo – lotteremo come fatto nel primo match. Ci sarà ancora da sudare. Per il campionato? Attendiamo il sorteggio del calendario. Guardiamo partita per partita. Per il campionato ci sarà tempo e modo per parlarne”.
Giuseppe Varsalona
