Santo Stefano Quisquina – Riporta la data del 28 settembre il decreto dell’Assessorato della Salute che concede la proroga per i Punti Nascita di Licata e di Santo Stefano Quisquina, spostando l’obbligo alla chiusura dal 1 ottobre al 1 gennaio 2016, ma la comunicazione del non è ancora pervenuta al Rappresentante Legale della Clinica Attardi di S. Stefano, che pare pertanto deciso ad interrompere le attività.

«Non ho ancora ricevuto nessuna deroga, non c’è ancora una comunicazione ufficiale, nessuna autorizzazione», specifica Antonino Giannone, Presidente del Consiglio di Amministrazione della Casa di cura, e spiega inoltre perché scongiurare la cessazione delle attività del reparto è ad oggi impossibile.

«La legge prevede che affiché il punto nascita possa operare, debba avere almeno 500 parti all’anno e questo vale esclusivamente per il 2015. A partire dall’anno 2016 le nascite dovranno essere 1000 all’anno. Per cui tutto ciò che è legato alla gestione delle attività dei parti viene parametrato a questo numero, dalla struttura organizzativa al personale. Faccio un esempio –  continua Giannone –  per mantenere un centro nascita capace di fronteggiare 500 parti l’anno, requisito indispensabile per potere operare, il punto nascita deve avere un organico minimo di 10 medici, 10 ostetriche, 4 anestesisti e 4 pediatri, il che, per una struttura come la nostra che accoglie al massimo 140 parti in un intero anno, è assolutamente insostenibile».

Nel dettaglio, il costo per il mantenimento dell’organico si aggira intorno ad 1 milione e duecento mila euro, mentre il fatturato legato al numero di soli 140 parti non si avvicina nemmeno alla metà della metà delle spese.«Ogni parto viene remunerato intorno ai 2000 euro: ci troviamo di fronte ad un fatturato di 250 mila euro, mentre i costi complessivi sono infinitamente superiori. Esborso che una struttura privata non può sostenere».

Quindi nonostante il via libera per continuare le attività, il punto nascita chiuderà?
«Potrei anche continuare l’attività se l’Assessorato ci autorizza ad operare parametrando l’organico da dispiegare proporzionalmente al numero di parti che noi gestiamo. Vorremmo operare con investimenti che tengano conto che i parti sono poco più di un centinaio e non cinquecento come richiesto dalla legge. È assurdo che una struttura privata, facendo in media un parto ogni tre giorni, debba utilizzare così tanto personale, garantendo la guardia 24 ore su 24».

derogaCosa deciderà di fare la Clinica Attardi a partire da oggi?
«Se non arriva l’autorizzazione per il provvedimento che hanno adottato, oggi sospenderò l’attività».

Il decreto dell’Assessorato alla salute, conseguenza “delle evidenze rappresentate dai Sindaci del comprensorio con particolare riferimento alla difficoltà della viabilità, soprattutto nel periodo invernale”, concede autorizzazione a mantenere in attività il punto nascita fino al 31-12-2015, fatte salve eventuali diverse determinazioni del Ministero, e specifica che la Casa di Cura Attardi deve “garantire gli standard di sicurezza previsti dalla vigente normativa di settore quale requisito fondamentale per la continuazione dell’esercizio”. Requisiti che, come specificato dal Predisente Giannone, non possono essere soddisfatti. Il Direttore dell’Asp di Agrigento ha già invitato ad effettuare le necessarie verifiche per conto dell’assessorato.

«La Clinica deve mantenere il punto nascita, così come farà Licata, in attesa di concertare gli adeguamenti strutturali e di personale medico e paramedico – è il commento dell’Onorevole Giovanni Panepinto in merito all’imminente chiusura del punto nascita. Ovviamente –  aggiunge il parlamentare regionale –  si dovrà sottoporre all’Assessorato alla Salute, così come al Ministero, la peculiarità della struttura che ha bisogno di avere riconosciuto un indennizzo a parto maggiore di altri punti nascita pubblici. La proprietà della clinica non può sottrarsi a tenere aperto il punto nascita. Lo stesso appello in tutte le forme possibili facciano i sindaci interessati, presidenti dei consigli comunali, i consiglieri, le associazioni gli operatori sociali e politici».