Santo Stefano Quisquina ricorda Francesco Maniscalco a ventun’anni dalla scomparsa

SANTO STEFANO QUISQUINA – 19 settembre 1994-19settembre 2015. Sono passati 21 anni dalla scomparsa di Francesco Maniscalco, vittima innocente di un vile attentato di mafia. Maniscalco, che quel 19 settembre si era recato sul posto di lavoro, voleva ricominciare, insieme al suo datore di lavoro Calogero Panepinto, dopo che la mafia aveva messo in ginocchio l’azienda già una prima volta, uccidendo il 30 maggio dello stesso anno Ignazio Panepinto, gestore della cava e dell’impianto per la frantumazione delle pietre.
Dopo il primo agguato la cava rimase chiusa per quattro mesi e gli operai erano tornati a casa. Ma passata l’estate, a settembre, Calogero Panepinto aveva deciso di ricominciare. La mattina del 19 settembre era la seconda giornata di lavoro. Era arrivato dinanzi ai cancelli della fabbrica in macchina con il figlio Davide, di 17 anni, e l’operaio Francesco Maniscalco, 42 anni di Santo Stefano Quisquina, con una moglie e due figli ancora piccoli. Avevano appena aperto gli sportelli della vettura quando sentirono arrivare il rombo di un’auto che si accostava in gran fretta. (…) Si aprirono le portiere e scesero in tre. Non salutarono neppure, parlarono con le pistole e i fucili Una pioggia di proiettili che non lasciò scampo. Il sangue tornò a scorrere dentro la cava. Il titolare e il suo operaio caddero insieme. (…) Francesco Maniscalco, invece, Morì perchè aveva visto troppo e la mafia non lascia mai testimoni.
Tratto da “Senza Storia” di Alfonso Bugea e Elio Di Bella.

Il comune di S.Stefano Quisquina lo ricorda nel 21° anniversario del suo assassinio.