Operazione Colpo di grazia: 7 arresti per appalti nel Vallone

polizia stradaleCALTANISSETTA – A conclusione di una prima fase di lunghe e complesse indagini condotte da questa Squadra Mobile, anche a riscontro delle dichiarazioni rese dai collaboratori di giustizia FERRAUTO Alberto Carlo, RIGGIO Pietro, RIGGI Aldo,  IACONA Francesco Ercole (alias Ercolino), MIRISOLA Agesilao, FERRARO Salvatore cui si sono aggiunte, in questa importante indagine, anche quelle di LAURINO Giuseppe Giovanni, di Ciro Vara e di Antonino Giuffrè, nella decorsa notte, personale della Sezione Criminalità Organizzata – 3^ gruppo, nel corso di una articolata operazione di P.G., ha eseguito nr. 7 Ordinanze di Custodia Cautelare in Carcere, emesse in data 3 marzo 2014 dal G.I.P. del Tribunale di Caltanissetta Dr. Marcello Testaquatra, il quale ha integralmente accolto le richieste formulate dalla DDA di Caltanissetta.

In particolare, in esecuzione della citata Ordinanza, sono state tratte in arresto le seguenti persone: BRACCO Antonino, nato a Caltanissetta il 05.04.1948, in atto detenuto; D’ARMA Armando Giuseppe, nato a Gela il 21.11.1954, in atto detenuto; DI FRANCESCO Salvatore Dario, nato a San Cataldo il 16/7/1959, libero; MARANTO Antonio Giovanni, nato a Polizzi Generosa (PA) il 7.3.1964, libero; PALERMO Angelo nato a Caltanissetta il 09.01.1957, in atto detenuto; PRIVITERA Giovanni, nato a S. Caterina Villarmosa (CL) il 15.07.1956,  LIBERORABBITA Giuseppe, nato a Caltanissetta il 06.04.1970, in atto detenuto.
Tutti gli odierni indagati rispondono di estorsione aggravata dall’ art. 7 L. 203/91.
Le indagini svolte dalla locale Squadra Mobile, relative alla famiglia mafiosa di Caltanissetta, hanno consentito di delineare l’esistenza di una stabile ed articolata struttura mafiosa operante nella provincia di Caltanissetta e riconducibile alla più vasta organizzazione denominata “cosa nostra”; gli assetti organizzativi, i legami operativi e gli interessi nei vari settori di operatività di questa famiglia mafiosa;  significativi collegamenti tra la locale associazione mafiosa e le parallele strutture operanti nella provincia nissena e in altre province siciliane; nonché hanno fatto risaltare lo spessore criminale di alcuni appartenenti alla predetta famiglia.
Le dichiarazioni dei collaboranti ampiamente riscontrate dalla complessa attività svolta dalla Squadra Mobile (acquisizione e disamina dei vari contratti di appalto, individuazione di varie imprese, individuazione dei cantieri, identificazione delle p.o.) hanno consentito di attribuire agli odierni indagati numerosi episodi estortivi in relazione ad appalti aggiudicati a Caltanissetta e provincia dal 1999 al 2004.
Si appurava infatti, in quegli anni, un deciso salto di qualità del sodalizio cittadino, che aveva tratto le proprie forme di sostentamento non più attraverso la sola imposizione del “pizzo”, ma anche e soprattutto attraverso un controllo capillare dei lavori pubblici e privati eseguiti nel capoluogo, mediante l’individuazione di ditte appartenenti a sodali o a soggetti compiacenti da imporre agli operatori economici che si trovavano ad operare sul territorio.
In particolare, secondo il racconto dei collaboratori di giustizia e le risultanze delle investigazioni compiute, sono state ricostruite le modalità attraverso cui venivano aggiudicati gli appalti banditi dal Consorzio per l’Area di Sviluppo Industriale per la città di Caltanissetta, che passavano essenzialmente per le mani di uno degli impiegati ASI, il serradifalchese Dario DI FRANCESCO, già tratto in arresto nel 2003 nell’operazione “Bobcat – Itaca”, compare di Vincenzo Arnone, noto boss di Serradifalco.
Tutti gli odierni arrestati, appartenenti alla famiglia mafiosa di Caltanissetta e ai suoi mandamenti, hanno “gestito mafiosamente” numerosi appalti, unitamente ad altri sodali che poi sono diventati collaboratori di giustizia e che sopra sono stati già citati.
Oltre il pagamento del c.d. “pizzo”, ammontante al 2% dell’importo degli appalti aggiudicati, diversi degli episodi estorsivi contestati sono stati connotati dalla “imposizione” di forniture di mezzi e materiali il cui utile risulta costituito dai compensi delle prestazioni fornite in un regime tendenzialmente monopolistico dalle imprese favorite da cosa nostra nissena, realizzando in tal modo quelle finalità che il legislatore ha tipicizzato nella fattispecie di cui all’art.416 bis c.p. con il riferimento allo scopo di “acquisire in modo diretto o indiretto la gestione o comunque il controllo di attività economiche per realizzare profitti o vantaggi ingiusti per sé o per altri”.
Le estorsioni sulle quali sono emerse chiare le responsabilità degli odierni arrestati riguardano ben otto appalti inerenti i lavori per:

  • la realizzazione del depuratore all’ASI di Caltanissetta;
  • il completamento della viabilità della zona ovest e della zona nord di c.da Calderaro;
  • la realizzazione del museo archeologico di Santo Spirito;
  • la realizzazione della chiesa di San Luca;
  • la manutenzione straordinaria per la continuità e la sicurezza del transito mediante la sistemazione dei tratti saltuari da prog. 0+000 a prog. 3+000 – S.P. n. 64 “di Serrafichera”- Stazione di Vallelunga;
  • il rifacimento della via Paladini;
  • il rifacimento dell’impianto fognario di Santa Barbara;

L’apporto complessivamente fornito dai collaboratori di giustizia ed i puntuali riscontri effettuati dalla Squadra Mobile hanno consentito di ricostruire anche vicende che esulano dal contesto della città capoluogo e che prettamente riguardano le cointeressenze del sodalizio mafioso nel lucroso settore dei lavori di metanizzazione effettuati nella provincia di Caltanissetta, lavori che hanno costituito, indubbiamente, una notevole opportunità di ingenti guadagni in termini di versamento di somme di danaro a titolo di “pizzo” e di aggiudicazione in sub appalto di commesse in favore di ditte gestite da soggetti vicini all’organizzazione criminale.
In particolar modo, si è potuta ricostruire una vicenda che riguarda la “messa a posto” per la realizzazione della rete di metanizzazione nei comuni del “Vallone”, Vallelunga Pratameno Villalba, Marianopoli e Resuttano, ricadenti, in termini di competenza mafiosa, proprio nel mandamento di Vallelunga che vede quale deus ex machina il noto mafioso PRIVITERA Giovanni, così come ha riferito Antonino Giuffrè, cui tale estorsione è contestata con la presente misura cautelare.
Privitera Giovanni, uno degli uomini più fidati di Piddu Madonia, boss incontrastato del “Vallone”, ha curato personalmente la “messa a posto” per questi lavori dopo aver ottenuto il placet di GIUFFRE’ e di Bernardo PROVENZANO.
Infine si sottolinea che si è registrata la totale assenza di spontanea collaborazione da parte di vittime di estorsioni che hanno eseguito, nel recente passato, lavori nella città capoluogo.
Quasi tutti gli imprenditori lambiti dalle vicende estorsive hanno scelto un atteggiamento di chiusura, totale o parziale, in merito alle vicende riferite dai collaboratori di giustizia, che sono state, nella loro sostanza, negate o enormemente edulcorate nel loro reale svolgimento. Solo in alcuni casi, la totale apertura nei confronti di questa D.D.A., si è registrata a seguito di contestazioni in merito a dichiarazioni certamente reticenti e che avevano comportato l’iscrizione nel registro degli indagati per il reato di false informazioni a Pubblico Ministero.
Sebbene la maggior parte degli imprenditori escussi abbia mantenuto un atteggiamento solo apparentemente collaborativo, puntando il dito contro soggetti la cui collaborazione con la giustizia è ormai nota e preferendo tacere la responsabilità di coloro che non risultano aver effettuato analoga scelta di dissociazione dal sodalizio mafioso, va comunque sottolineato come, rispetto a quanto emerso in altri procedimenti, vi siano stati soggetti escussi che hanno offerto elementi indubbiamente apprezzabili ai fini investigativi.