Mussomelese pestato e derubato dell’auto. Accusati due fratelli

MUSSOMELI – Picchiato a sangue e derubato dell’auto. È la brutta disavventura vissuta da un giovane 35enne mussomelese nel pomeriggio di giovedì scorso.
Ingannato con una banale scusa da due giovani fratelli originari di Milena, A.M., 27enne, operaio convivente a Milena e G.M., 33enne, operaio con precedenti penali domiciliato con la famiglia ad Acquaviva Platani, è stato portato in una zona isolata nelle campagne tra Milena e Campofranco. Qui, è stato immobilizzato dal più giovane dei due, mentre l’altro lo ha colpito ripetutamente prima con una chiave da lavoro metallica dopo con un bastone di legno. Dopo averlo ridotto in pessime condizioni, lo hanno abbandonato presso il pronto soccorso dell’Ospedale di Mussomeli dove, a seguito delle cure dei sanitari, è stato dimesso con dieci giorni di prognosi a causa dei traumi e delle escoriazioni riscontrate su tutto il corpo.
Ma, rientrato a casa, il giovane ha scoperto di essere stato derubato dell’auto, una Volkswagen Golf parcheggiata e chiusa a chiave nel proprio garage. Ad essere sospettati del furto i due fratelli visto che, durante il pestaggio, la vittima ha smarrito le proprie chiavi nell’auto dei suoi aggressori.
Sulla vicenda adesso indagano i Carabinieri delle Stazioni di Mussomeli, Milena e Acquaviva, allertati fin da subito dai sanitari.
Rintracciati e ascoltati nella tarda serata di giovedì, A.M. e G.M. non hanno confermato le accuse a loro carico.
Al momento neppure nessuna traccia dell’auto rubata.
Posta sotto sequestro, per gli accertamenti del caso, invece, la Volkswagen golf in uso ai fratelli e utilizzata per il pestaggio.
Lo scorso weekend, oltre ad indagare sulle reali motivazioni dell’accaduto, i Carabinieri sono stati impegnati in numerose perquisizioni che, al momento, non hanno ancora consentito di ritrovare l’autovettura rubata. I militari hanno individuato e controllato oltre 30 veicoli in uso o facenti capo ai due fratelli. Gli accertamenti sulla regolarità sono ancora in corso. Le indagini continuano, e al vaglio degli inquirenti ci sarebbe pure una presunta richiesta estorsiva a carico della vittima, posta in essere da uno dei fratelli con l’ausilio di un amico e collega di lavoro di Acquaviva e di un’altra donna che ora è in fase di identificazione.