Anche il senatore lercarese Mario Ferrara deciderà delle sorti politiche di Berlusconi

mario ferraraROMA-LERCARA FRIDDI – Ci saranno anche tre senatori siciliani fra i ventitré membri della Giunta del Senato che entro la fine di settembre, al massimo l’inizio di ottobre, deciderà le sorti politiche di Silvio Berlusconi. Nel processo sulla compravendita dei diritti tv Mediaset, la Corte di Cassazione come ricordiamo ha confermato quattro anni di reclusione per frode fiscale (tre dei quali condonati dall’indulto del 2006) al leader del Pdl e a dare l’ultimo giudizio sulla decadenza dalla carica di senatore del Cavaliere dopo la condanna definitiva per il caso Mediaset sarà infatti l’Aula del Senato che voterà con scrutinio segreto. Prima dei lavori d’Aula toccherà però alla Giunta per le elezioni esprimersi in maniera favorevole o meno nei confronti dell’ex presidente del Consiglio.
Una Giunta che sarà composta da ventitré elementi provenienti da diverse realtà politiche partendo dal Pd, che può contare una pattuglia di sette elementi, rispetto ai sei del Pdl seguito poi a ruota dai quattro del M5S. Fra questi sono tre i componenti siciliani chiamati ad esprimersi su Berlusconi. Due di sicuro hanno dichiarato di votare a favore della decadenza di Berlusconi: i grillini Vito Crimi e Mario Giarrusso.

Vito Crimi, nato e cresciuto a Palermo nel quartiere Brancaccio, nel 2000 si è trasferito a Brescia dove ha lavorato come impiegato in qualità di assistente giudiziario alla Corte d’Appello. Dal 2007 si unisce ai Meetup grillini di Brescia per poi candidarsi nel 2010 alle elezioni regionali lombarde del 2010, in cui raccolse solo il 3%. Alle elezioni del 2013 viene invece eletto senatore andando a ricoprire dal 19 marzo la carica di presidente del gruppo parlamentare del M5S al Senato.

Storia simile anche per Mario Giarrusso, catanese classe ’65 laureato in Giurisprudenza, da sempre molto attivo nella cause ambientaliste dell’isola (vedi la presenza sul palco greco di Taormina con Beppe Grillo nel 2007 contro gli inceneritori). Nel 2008 ha partecipato alle elezioni regionali ed in quella occasione ha coordinato la raccolta delle firme per tutta la Sicilia per la presentazione della lista “Amici di Beppe Grillo”. Nel 2013, al pari di Crimi, viene eletto senatore della Repubblica nella circoscrizione Sicilia.

Chi si esprimerà invece inevitabilmente contro la decadenza di Berlusconi sarà il senatore Mario Ferrara, nato a Lercara Friddi nel ’54. Laureato in Ingegneria, viene eletto come deputato alla Camera nel 1994 tra le fila di Forza Italia. Nel 2006 è segretario, sempre di Forza Italia, al Senato fino al 2006 mentre nel 2008 viene riconfermato con il Pdl. Vicino da sempre a Gianfranco Miccichè il 21 luglio del 2011 lascia il Pdl per aderire a Coesione Nazionale – Io Sud, in seguito divenuto Gruppo Coesione Nazionale. Nel 2013 viene rieletto al Senato in quota Grande Sud, mentre nel marzo 2013 lascia il Gruppo Misto per diventare presidente del gruppo Grandi Autonomie e Libertà. Il senatore lo scorso giugno balzò alle cronache per aver preteso il saluto militare da un vigile che lo multò nel centro di Palermo, minacciando di riferire la vicenda al prefetto.

Il motivo dello scontro che rischia di mettere in discussione la tenuta del governo Letta è relativo all’applicabilità o meno della legge Severino del 2012, secondo la quale quando una causa di incandidabilità sopravviene nel corso del mandato si verifica la decadenza del parlamentare, che va dichiarata dall’assemblea. E sicuramente l’interdizione dai pubblici uffici – penna accessoria a quella della reclusione – a cui è stato condannato Silvio Berlusconi è da considerare una causa di incandidabilità. Il 9 settembre si riunisce la giunta delle elezioni e delle immunità parlamentari di Palazzo Madama. La giunta elaborerà una proposta (di convalida o di decadenza), che sarà poi sottoposta al voto dell’Aula.

Il Pdl chiede che la questione dell’applicabilità della legge Severino al caso Berlusconi venga approfondita nel passaggio in Giunta, e chiede di sottoporre il nodo alla Corte costituzionale. La norma sulla decadenza dal Parlamento, spiegano esponenti del Popolo della Libertà, non è applicabile all’ex premier: i reati per i quali Berlusconi è stato condannato – sottolineano – sono stati commessi prima dell’entrata in vigore della legge, quindi un senatore può essere sottoposto a un voto dell’Assemblea che ne riconosca la “ineleggibilità sopravvenuta” solo se questo senatore è stato condannato per reati commessi successivamente al dicembre 2012, data di entrata in vigore della nuova norma. Di diverso avviso il Pd, con il segretario Gugliemo Epifani che ha già annunciato che il Partito demiocratico voterà sì alla decadenza di Berlusconi. Sul nodo retroattività della norma, il presidente della Giunta per le immunità del Senato Dario Stefano (Sel) ricorda che «con una nostra precedente autodeterminazione come giunta abbiamo fissato che le nostre funzioni non ascrivano la competenza nel richiamare problemi di costituzionalità delle norme o delle leggi. Credo – continua Stefano – che quell’autodeterminazione della giunta sia da riferimento anche in questo caso. Dobbiamo limitarci a svolgere il ruolo che le norme ci attribuiscono, quello di applicare e in questo caso di discutere sull’incandabilità intervenuta ed eventuale decadenza di Silvio Berlusconi». Il Pdl mostra i muscoli: se il Pd voterà a favore della decadenza di Berlusconi, avverte, la tenuta dell’Esecutivo Letta sarà a rischio.

(fonti: LiveSicilia.it e ilsole24ore.com)