Ritrovato fondo archivistico della famiglia Dara di Palazzo Adriano

PALAZZO ADRIANO – Quando sembra che nient’altro si debba più aggiungere alla storia degli antichi, quando si pensa di aver chiuso definitivamente i battenti su un’epoca storica, su una cultura, è allora che il caso si mette in mezzo riportando alla luce documenti smarriti che potrebbero cambiare le sorti della storia, permettendo magari di riscriverla.

È il caso di alcuni materiali depositati presso l’ex istituto di Lingua e Letteratura Albanese della facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università degli Studi di Palermo dove sono stati conservati per diversi decenni senza che siano mai stati consultati.

Qualche mese fa la cattedra di Lingua e Letteratura Albanese del Dipartimento di Studi Culturali, diretta dal Prof. Matteo Mandalà, su sollecitazione del Direttore del Dipartimento di Scienze Filologiche e Linguistiche dell’Ateneo palermitano che, nel frattempo, è divenuto titolare dei patrimoni librari e archivistici di proprietà dell’ex istituto, ha acquisito il fondo archivistico che presumibilmente proviene parzialmente dall’archivio privato della famiglia Dara.

La famiglia Dara, arbëreshe di Palazzo Adriano, si è distinta fra le altre per aver mantenuto in vita il culto della lingua e delle tradizioni albanesi, per aver custodito opere manoscritte di grande valore artistico e letterario, annotazioni storiografiche su Palazzo Adriano, ma soprattutto per il talento che ha reso celebre Gabriele Dara junior, uomo politicamente e culturalmente impegnato, passato alla storia per la stesura di una delle opere più importanti della letteratura italo-albanese: Il canto ultimo di Bala (Kénka e spràsme e Balës).

Il Prof. Mandalà, docente all’Università di Palermo, si occupa principalmente di storia della letteratura albanese, di filologia albanese e di dialettologia arbëreshe; autore di numerosi saggi apparsi su varie antologie e su diverse riviste albanologiche italiane ed europee, ha studiato approfonditamente e reso note le opere di Gabriele Dara junior, in particolare, nel 2007 ha pubblicato un’edizione critica de Il canto ultimo di Bala.

L’archivio ingiallito da poco ritrovato, e che il Prof. Mandalà analizzerà, potrebbe far emergere aspetti inediti finora rimasti sepolti in angoli bui di biblioteche nascoste ed essere fonte di nuovi stimoli in grado di ricostruire il mosaico di un’identità così complessa come quella del popolo arbëreshe.

Epifania Lo Presti