La Siciliana Ribelle. Un film di Marco Amenta girato a Palazzo Adriano

PALAZZO ADRIANO – Come Giuseppe Tornatore con il suo Nuovo Cinema Paradiso (1988) e Damiano Damiani con il suo Un Uomo in Ginocchio (1979), anche lui si è lasciato affascinare dall’incantevole piazza Umberto I, già utilizzata da questi registi come set cinematografico.

Complesso il tema del film: il racconto di una pagina negativa della storia siciliana, che deve servire da memento e da incoraggiamento per chi come Rita Atria, la protagonista, vuole schierarsi a fianco della giustizia.

Di seguito la mia intervista al regista realizzata il 30 novembre 2007, periodo delle riprese.

Come si chiama e da dove viene?

Mi chiamo Marco Amenta, sono nato a Palermo e ho vissuto in Francia per dieci anni, sono tornato a vivere a un po’ a Palermo e poi a Roma. Ho studiato e lavorato a Parigi come fotografo o fotoreporter di guerra, durante il conflitto in Bosnia, ho realizzato dei reportage a Cuba e in Africa, poi ho cominciato a fare il fotogiornalista, fotoreporter per dei giornali italiani e francesi; successivamente, sono passato ai documentari sempre in Bosnia, e poi sulla mafia, l’ultimo è IL FANTASMA DI CORLEONE, sulla latitanza di Provenzano. In questo periodo sono passato al cinema e questo è il mio primo film per il cinema.

Quindi questo film uscirà al cinema?

Si, uscirà al cinema.
Invito i ragazzi giovani come te ad andarsene a lavorare fuori, in un’altra città perché è importante per un ragazzo allontanarsi un po’ dalla propria famiglia e dal proprio ambiente, per cercare di conoscere se stessi e per cercare la propria strada. È importante perché lontani dalla famiglia si può trovare veramente la propria dimensione, perché di solito dalla propria famiglia e dal proprio paese si è condizionati anche inconsciamente, anche dai migliori genitori del mondo, che ti vogliono bene e ti lasciano fare quello che vuoi, accanto a loro sei la loro proiezione, sei quello che loro vedono in te. Invece quando sei da solo hai la libertà personale, una libertà individuale e riesci ad esprimere te stesso, riesci a capire veramente chi sei e cosa vuoi, essendo lontano da gente che ti conosce. Perché crescendo sempre attorno alla gente che ti conosce ti immedesimi nell’immagine di quello che gli altri pensano che tu sia. Ad esempio: vogliono che tu sia sistemato, bravo, vogliono che tu faccia il falegname come tuo padre? Beh, tu farai quello! Se invece te ne vai solo da una parte puoi essere libero. Magari invece di essere studioso sei diverso, invece di fare il falegname puoi voler fare il pittore, o che so… il fotografo,il muratore… insomma, un’altra cosa e non ti senti costretta, ma proprio libera psicologicamente.
Quindi è importante che i ragazzi vadano a fare un’esperienza fuori, di lavoro o di studio, anche con pochi soldi facendo sacrifici. Ciò ti forma e ti da la forza e la disciplina per poi superare le prove della vita.
Per me è stato molto importante andare una decina di anni a Parigi da solo, poi però sono tornato per stare con la mia famiglia.

Come mai ha scelto proprio Palazzo Adriano come set cinematografico?

Perché ho fatto il giro della Sicilia e quando ho visto questa piazza me ne sono innamorato. Mi ha lasciato di stucco, è una piazza surreale, a metà fra il western e la Sicilia.
Questo bianco, questo spazio, questo silenzio, queste grandi chiese una di fronte all’altra, la fontana…danno una dimensione fortemente surreale, soprattutto il silenzio. Perché io nei miei film non voglio rappresentare la pura realtà, ma una realtà alterata, una realtà inventata del mondo del regista. Perciò ho inventato questo paese surreale che si chiama “Balata” e che è Palazzo Adriano. Ho cambiato il nome del paese per non fare riferimenti, visto che è una storia anche di mafia, però chiaramente è Palazzo e sarà facile riconoscerlo anche se è in una realtà trasformata, dato che abbiamo fatto una fotografia particolare, abbiamo scelto le luci di un ceto tipo e in certi orari. Vedrete che è un’altra realtà, perché in un film, secondo me, bisogna creare un’altra dimensione, nella quale si fa entrare lo spettatore durante l’ora e mezza di film. Lo fai viaggiare in questo mondo che tu hai creato, con tutte le emozioni che si possono provare. Poi esce e ritorna alla realtà, però bisogna sapere farlo viaggiare, farlo sognare all’interno di un mondo inventato.
Può farmi una breve recensione del film?

La storia è quella di una ragazzina che cresce in una famiglia da lei ritenuta perfetta, con un padre bello, buono e bravo, rispettato e amato da tutto il paese, e una madre con cui lei ha dei conflitti. In seguito le vengono uccisi sia il padre che il fratello e a quel punto lei vorrebbe vendicarsi a tutti i costi rivolgendosi alla giustizia. Durante il suo percorso incontrerà un giudice che a poco a poco le mostrerà la vera personalità del padre e le farà capire che quest’ultimo non era proprio quella figura mitica che lei immaginava, ma era qualcosa di diverso e quindi lei dovrà tracciare un nuovo percorso, percepire e rileggere la sua infanzia in maniera diversa, fino a un cambiamento radicale della sua personalità. Lei adesso vuole scappare da questa realtà della quale fanno parte terrore, morte e omicidi, va alla ricerca di una vita migliore. È la ragazza positiva che cerca di scappare da un universo maschilista, dalla morte, che poi è la mafia stessa, per essere libera. Ma non importa che sia la mafia, si tratta di un universo di cattiveria e di violenza. Si tratta quindi di un’adolescente che fugge dalla propria dimensione per vivere e diventare quello che è.
Viaggiando riscopre la sua femminilità, il suo corpo, la sua sensualità, incontra l’amore, si imbatte in valori nuovi come la giustizia e l’onestà. In poche parole lei riscopre se stessa e quello che è.

Quindi non è la mafia l’argomento principale del film?

La mafia fa da sfondo.
È la storia di un’adolescente e la mafia è… una scenografia. Lei si batte contro un potere occulto, terrificante, violento, che potrebbe essere la mafia, il Nazismo, qualunque dittatura del mondo, non è quello l’importante. Questa giovane combatte contro questi valori negativi per emanciparsi e vivere in una dimensione di giustizia e di onestà.

Lei ha lavorato con molte persone di Palazzo: come si è trovato?

Con la gente molto bene perchè si è messa a disposizione, ci ha aiutati, ci ha affittato le case, ci ha dato una mano per trovare i luoghi per alcune riprese, dei pezzi di scenografia, dei mobili e degli attrezzi. Molti hanno fatto gli attori, alcuni nel ruolo di comparsa, altri di piccoli attori come Michele Gargano, che ha fatto una bellissima interpretazione di un contadino a cui vengono fatte delle violenze e viene ucciso il figlio, una parte davvero commovente. Un’altra bella parte, che io amo moltissimo, è stata quella interpretata da “u zu’ Sariddu” (Noto Rosario), che ci ha anche messo a disposizione i suoi attrezzi da lavoro; ricordo altri, come Carmelo Masaracchia.

È stato difficile, per lei, entrare nel mondo del cinema?

Si, è stato difficile perché ti devi conquistare tutto a poco a poco, nessuno ti regala niente e i miei genitori non sono mai stati in questo settore. Mi sono conquistato tutto con grande fatica, lavoro e sacrificio. Però è una passione per me, amo questo lavoro, anche se è stato difficile e continua ad esserlo e anche se ogni giorno è una battaglia, però, facendo questo lavoro con passione quasi non mi pesa.

C’è qualcuno da cui prende ispirazione, che so… qualche regista?

Mah…a me piacciono molto Kubrik, David Lynch, Fellini e Sergio Leone.

È stato difficile trovare la persona adatta per il personaggio principale?

Guarda, in realtà forse durante il primo provino o il secondo che abbiamo fatto l’avevamo trovata, era bravissima. Però, sai…quando ti arriva la cosa subito, dici: “mah, cerchiamo ancora!” perché non ti sembra vero. Quindi abbiamo fatto un sacco di provini anche perché i produttori volevano ancora cercare, però io ero convinto di questa scelta fin dall’inizio, ho detto di fare altri provini tanto per toglierci ogni dubbio. Quando l’ho vista la prima volta ho detto: “Oddio è lei, è cosi!”. Durante il primo provino, improvvisando, era perfetta, era nel personaggio. Veronica è una ragazza molto brava, carina, seria, è un’ottima persona e sta studiando, il che è molto importante. Non si da arie da grande attrice e non fa capricci; l’umiltà è infatti un’importantissima qualità.
Comunque, quasi tutti gli attori di questo film hanno un vissuto profondo che vedi attraverso i loro occhi.

Beh, penso di aver concluso l’intervista, se vuole aggiungere qualcosa…

A me interessa fare film su personaggi che cercano una strada, che hanno un sogno, un obbiettivo nella vita e cercano di cambiare il loro destino, di uscire dal sentiero che è stato tracciato per loro e cercano la loro via -che poi può essere qualunque cosa, una vita normalissima…- Questi sono i personaggi di cui mi interessa raccontare, forse perché anche la mia vita è stata caratterizzata da una continua ricerca della mia strada personale.
Quando andavo all’università, ero iscritto in Architettura e non capivo nulla di matematica e a un certo punto mi sono chiesto: “Ma io voglio stare tutta la vita a fare questa cosa?”. Allora, un bel giorno ho deciso di andare via, di lasciare quello che non mi piaceva fare e sono andato in Francia per inseguire quello che era il mio sogno.
Nel 1992, in quel periodo. facevo il militare, ho visto il film Nuovo Cinema Paradiso, che mi è piaciuto molto ed ha contribuito tantissimo alla mia formazione. Infatti, non credo sia solo una coincidenza il fatto che abbia deciso di girare questo film proprio a Palazzo, anzi ci sono numerosi eventi che mi fanno credere che non si tratti solo di una casualità. Ad esempio, la casa nella quale abito per ora è in via Mario D’Aleo, dedicata a questo carabiniere ucciso dalla mafia e che ha lasciato un segno sulla mia personalità. Ho sentito molto la sua morte dato, che ne sono stato quasi protagonista. Il balcone di casa mia a Palermo si affaccia proprio sulla strada nella quale è stato ucciso questo carabiniere e proprio nel giorno dell’omicidio io e la mia famiglia ci trovavamo a casa. Non appena sentiti gli spari ci siamo affacciati per vedere cosa fosse successo e abbiamo visto le macchine andare via e il carabiniere disteso per terra. Arrivato a Palazzo, infatti, mi ha stranito tantissimo leggere il nome della via.
Proprio per questo penso non sia solo una coincidenza il fatto di trovarmi in questo splendido paesino.